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La festa del papà

La Festa di San Giuseppe è la versione religiosa della più laica "Festa del Papà": entrambe infatti ricorrono non a caso il 19 marzo. Nelle pagine a seguire, troverete i cenni storici di questa importante festività religiosa e qualche tradizionale ricetta.

Nella tradizione popolare, San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, è il santo protettore dei poveri e dei derelitti, poiché i più indifesi hanno diritto al più potente dei Santi.
In questo giorno, si ricorda la sacra coppia di giovani sposi, in un paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro rifiutata alla richiesta di un riparo per il parto. Questo atto, che viola due sacri sentimenti: l'ospitalità e l'amore familiare, viene ricordato in molte regioni con l'allestimento di un banchetto speciale. Così in alcuni paesi della Sicilia, il 19 marzo di ogni anno, si usava invitare i poveri al banchetto di san Giuseppe. In questa occasione, un sacerdote benediva la tavola, ed i poveri erano serviti dal padrone di casa.
In alcune città, il banchetto veniva allestito in chiesa, e, mentre due sacerdoti servivano i poveri, un terzo predicava per nove volte, tante quante le pietanze che venivano servite.

Rappresentazione di S.Giuseppe

in una litografia di fine '800

 

San Giuseppe è anche il simbolo della castità, e quindi tutore delle ragazze da marito. Molti proverbi e poesie polari contengono raccomandazioni a San Giuseppe, per trovare marito. Questo santo è una delle figure più care alle famiglie, ed è uno dei beati ritenuti più potenti per la concessione delle grazie.

Oltre a proteggere i poveri e le ragazze, San Giuseppe, in virtù della sua professione, è anche il protettore dei falegnami, che da sempre sono i principali promotori della sua festa.

La festa del 19 marzo è anche associata a due manifestazioni specifiche, che si ritrovano un po' in tutte le regioni d'Italia: i falò e le zeppole.Poiché la celebrazione di san Giuseppe coincide con la fine dell'inverno, si è sovrapposta ai riti di

Rappresentazione di San Giuseppe in transito tra Maria e il Figlio.

Da una litografia di fine '80

purificazione agraria, effettuati nel passato pagano. In quest'occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni li scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre filano, intonano inni per San Giuseppe. Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa.
A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dai bignè di san Giuseppe, ha un fervore particolare. Nel passato, ad ogni angolo di strada era possibile trovare un banco di frittelle, e tutta la città era addobbata da decorazioni festive.
E' infatti con la festa di san Giuseppe che si saluta definitivamente l'inverno e si comincia a sentire il profumo della primavera, così le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono con la festosità e la devozione dei cristiani.

 

 

Ricetta delle frittelle di San Giuseppe per 12 frittelle

Preparazione: 30 minuti, più 5h e ½ di riposo

Ingredienti:

 225 gr di farina

 10 gr di lievito di birra

 Olio per frittura

 Sale

 Zucchero

Disporre a fontana 75 gr di farina, su una spianatoia, versare nel mezzo il lievito di birra sciolto in due dita di acqua tiepida. Impastare, in modo da ottenere una pasta con una buona consistenza, farne una palla e metterla in una terrina. Coprire e tenere in un luogo tiepido per circa un'ora e mezza.

Quando la pasta sarà lievitata, metterla in una terrina più grande, con 150 gr di farina e un pizzico di sale. Con un bicchiere scarso d'acqua tiepida, a poco a poco, sciogliere la pasta e la farina, e lavorare con le mani per circa venti minuti, sempre sbattendo con forza, fino a che diventi vellutata, elastica e che si stacchi in un pezzo solo dalla terrina e dalle mani.

Coprire la terrina e lasciare in riposo la pasta per 4 ore, tenendola in un luogo tiepido per farla lievitare ancora.

Una volta ben lievitata la pasta, mettere sul fuoco una padella con olio abbondante e scaldare bene. Con le dita leggermente umide prendere, lungo la parete della terrina, dei pezzi di pasta grossi come noci. Perforare le palline di pasta premendo con i due pollici e spingendo sotto con i due indici, e con i due medi allargare la pasta con gentilezza, in modo da ottenere una ciambella del diametro di un piattino (perché poi quando si cuociono, le ciambelle si restringono). Poi gettarle nell'olio bollente.

Una volta fritte tutte le ciambelle, in modo che siano ben dorate e croccanti, sistemarle nel piatto di servizio e spolverare con lo zucchero. Servire le frittelle ben calde.

 

 
 
   
 
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